giovedì 12 marzo 2015

Foxcatcher - Una storia americana (2014)

Foxcatcher

★★★


Il campione olimpico Mark Schultz (Channing Tatum) viene contattato da alcuni emissari del miliardario John du Pont (Steve Carell), erede della famiglia più ricca d'America, che vuole costituire un team di lottatori di wrestling che tenga in alto l'onore degli Usa alle Olimpiadi di Seul del 1988. John sarà il finanziatore nonché il coach. Mark vede l'occasione di potersi distanziare dalla figura di suo fratello Dave (Mark Ruffalo), anch'esso campione, ma presto si accorgerà dei problemi psichici di cui soffre Du Pont. 



In Foxcatcher, il terzo film di Bennett Miller (Truman Capote - A sangue freddo e Moneyball) da oggi nelle sale, non ci sono vincitori: solamente sconfitti. Anche noi spettatori periamo sotto la celluloide di una pellicola dai toni spenti, come una foglia di salvia, diretta con precisione da Bennett Miller, il menestrello americano della perdita, e interpretata da un trio di attori - Steve Carell, Channing Tatum e Mark Ruffalo - i cui ruoli, simboleggiando la solitudine, il desiderio di riscatto, e l'ancora familiare, raccontano un dramma oscuro terribilmente triste e vero, un lento horror-thriller psicologico. Un grande film americano sulla perdita del sogno stesso. 



Foxcatcher - che è tratta da una storia vera come i precedenti film di Miller - non è una noiosa ricostruzione cronistica, ma un cucchiaio che lentamente e costantemente scava nella psicologia dei suoi personaggi. Il regista preferisce che siano i gesti, gli sguardi e i silenzi a parlare. I fratelli Schultz sono uniti dall'amore per lo sport del wrestling, entrambi medaglia d'oro alle olimpiadi di Los Angeles nel 1987, e il loro rapporto consiste in dure sezioni di allenamento e abbracci teneri e poche frasi, ma confortanti. Quando Mark rientra a casa non ha nessuno che lo aspetta: ripone la medaglia nella sua preziosa scatola, cena con cibi proteici, e gioca con un piccolo videogioco elettronico. Non ha una famiglia a differenza di Dave e quando il facoltoso John Du Pont gli dimostra, con la sua offerta, di credere in lui, per un po' di tempo si sente meno solo e apprezzato veramente da una persona nelle cui vene non scorra il suo stesso sangue. 



John du Pont, interpretato da un grandioso e irriconoscibile Steve Carell, fu l'erede di una delle dinastie più antiche d'America, proprietario dell'azienda chimica più grande del paese, che impiegò 800 acri di terreno della sua enorme tenuta in Pennsylvania per costruire una struttura di formazione e preparazione per atleti professionisti con il sogno di portare a essere la Foxcatcher una scuola d'atleti rinomata in tutto il mondo. John du Pont vive in una tenuta immensa con la madre allevatrice di cavalli di razza. Osservatelo immerso nella natura indifferente e anziana colta sempre sul punto di morire mentre lui, paziente rapace, riflette sulle proprie vittime. John du Pont è un uomo tanto ricco quanto triste. Credo che "I soldi non fanno la felicità" possa averlo detto lui per primo. 



Non ha un solo amico. Sua madre, appassionata di cavalli, arrivò a pagare il figlio del suo autista affinché fosse suo amico. Non ci stupiamo dei suoi occhi che fanno capolino da un volto antico come la sua dinastia e dai cambi di tono che rivelano insicurezza nel problematico John du Pont il quale desidera più di ogni altra cosa l'approvazione dell'austera madre, proprio come un bambino. C'è una scena - forse la migliore di tutte - che la descrive con chiarezza: nella palestra Foxcatcher Dave sta allenando gli atleti mentre John passeggia, mano dietro la schiena, supervisionando la preparazione, fino a quando non entra sua madre in sedia a rotelle accompagnata da una donna della servitù, abbassatasi a vedere lo sport che tanto appassiona il figlio, e quest'ultimo subito batte le mani e chiama a raccolta gli atleti e inizia un discorso motivazionale neanche fosse un generale di fronte alle sue truppe. Addirittura fa qualche mossa base dispensando consigli inutili ad atleti che quelle mosse le hanno ormai tatuate in testa solo per mostrarsi l'allenatore, il mentore, il leader a cui ha detto alla madre di essere, per avere in cambio un obolo di approvazione che non vedrà mai scendere sul suo viso. 



Bennett Miller non deve scriverci a caratteri cubitali che John du Pont soffre di seri problemi psichici perché lo capiamo da soli: basta abituarsi alla sua inquietante presenza e ai suoi discorsi deliranti sulla leadership che durante le riprese di un documentario Dave è quasi costretto a confermare. E' dai tempi di Toro scatenato e Robert De Niro e Joe Pesci che non vedevo dei fratelli così convincenti come Mark Ruffalo e Channing Tatum il cui rapporto è l'unica nota dolce, seppur sempre malinconica, di Foxcatcher, un film austero, agghiacciante eppure emozionante, che nel finale ci mette ko con un gancio beffardissimo: il pubblico che urla "USA! USA! USA!" una volta che Mark sale sul ring. Peccato che quando era medaglia d'oro e campione del mondo mai una sola volta il pubblico lo aveva incitato con una tale foga. 



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Foxcatcher
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2014
Durata: 134 min
Generedrammatico, biografico, sportivo
Regia: Bennett Miller
Soggetto: Mark Schultz
Sceneggiatura: Dan Futterman, E. Max Frye
Produttore: Bennett Miller, Anthony Bregman, Megan Ellison, Jon Kilik
Produttore esecutivo: Michael Coleman, Tom Heller, Ted Schipper, Ron Schmidt
Casa di produzione: Annapurna Pictures, Likely Story, Media Rights Capital
Distribuzione (Italia) : BiM Distribuzione
Fotografia: Greig Fraser
Montaggio: Stuart Levy
Effetti speciali: Jim Heastings
Musiche: Mychael Danna
Scenografia: Jess Gonchor
Costumi: Kasia Walicka-Maimone
Trucco: Bill Corso, Dennis Liddiard

Interpreti e personaggi:
Channing Tatum: Mark Schultz
Mark Ruffalo: Dave Schultz
Steve Carell: John du Pont
Sienna Miller: Nancy Schultz
Anthony Michael Hall: assistente di du Pont
Vanessa Redgrave: Jean Liseter Austin

Denny B.



2 commenti:

  1. Altro film di cui tutti parlano benissimo ma che a me non ispira. Ma forse, con la scusa che la signora Jean Jacques è una fan di Tatum, potrei vederlo...

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