venerdì 31 ottobre 2014

GHOSTS OF HALLOWEEN: SINISTER

Sinister


★★★

Ellison Oswalt (Ethan Hawke) è uno scrittore di cronaca nera celebre per aver scritto e pubblicato dieci anni prima il libro Kentucky Blood che ora, alla ricerca di un nuovo successo, si trasferisce a King County in Pennsylvania, con la moglie Tracy (Juliet Rylance) e i due figli Trevor (Michael Hall D'Addario) e Ashley (Clare Foley), nella casa dove solo un anno prima i membri della famiglia Stevenson furono impiccati al ramo dell'albero in giardino e la loro figlia più piccola, Stephanie, scomparve nel nulla. Ma quando Ellison trova nella soffitta una scatola nera contenente dei filmini amatoriali in super8 che mostrano, oltre all'omicidio degli Stevenson, altri quattro omicidi ad opera di un misterioso serial killer, si rende conto di essersi imbattuto in una storia che potrebbe cambiare per sempre la sua vita e quella della sua famiglia. 


La congrega di blogger cinematografici più belli e bravi dell'internet non se ne stanno di certo con le mani ferme sulla tastiera e ogni occasione è buona per riunirci a festeggiare qualsiasi cosa sia festeggiabile e celebrabile. Ed è proprio oggi 31 ottobre che lanciamo il nostro personale "recensione o scherzetto?", che sia in fondo la stessa cosa?, intitolata Ghosts of Halloween, dove ognuno di noi propone la recensione di un film a tematiche spettrali e soprannaturali. Il film che vi consiglio oggi è Sinister di Scott Derrickson (The Exorcism of Emily Rose). E' forse stata la molla che ha fatto sì che i Marvel Studios lo contattassero per proporgli di dirigere il film sul Dr. Strange che vedrà protagonista Benedict Cumberbatch? Ovvio, basta incassare molto con un film a basso budget e di genere perché il regista venga contattato dalle major non per essere libero di esprimere il proprio talento bensì per dirigere un bel cinecomic. E da qui fino al 2019 saremo inondati da cinecomic. Contenti?


La trama, come avete potuto leggere, è quanto di più semplice esista. Uno scrittore si trasferisce con la famiglia in una casa dove un anno prima è stato commesso un omicidio e curiosando in soffitta trova dei filmati di omicidi che visiona in continuazione al fine di carpire quanti più indizi possibili che utilizzerà in seguito per il libro che sta scrivendo. Ma vi sono delle accortezze che oltre a far rizzare i peli delle braccia fanno sì che il mio apprezzamento sia ancora maggiore: il fermo immagine del volto del serial killer sullo schermo del computer che si muove mentre Ellison è distratto, ad esempio; o la bambina che appesa ai piedi di uno dei suoi familiari impiccati al ramo dell'albero si dondola allegramente. 

Il regista Scott Derrickson sa come spaventare lo spettatore e sa come causare piccoli infarti a quello più sensibile e fifone come il sottoscritto. Le scene in cui gli spaventi sono più frequenti si svolgono durante la notte. Mentre di giorno il regista si focalizza sul protagonista seduto a visionare i filmini in super8 che ritraggono i brutali omicidi di questo misterioso Mr. Boogie. Pur essendo uno scrittore di cronaca nera avvezzo alla violenza di cui è capace l'essere umano la vista di questi assassinii lo turbano profondamente, ma allo stesso tempo lo spingono a voler scoprire il nesso tra loro chiedendo l'aiuto del vicesceriffo di King County nonostante le preoccupazioni della moglie, gli strani comportamenti dei suoi figli (Ashely che dipinge l'impiccagione sul muro della sua stanza e Trevor vittima di incubi e dei suoi frequenti episodi di sonnambulismo), e le sinistre presenze soprannaturali che si annidano nella casa in cui abitano. Cosa deve fare Ellison? Continuare il suo libro inseguendo un probabile successo editoriale? o fuggire lontano da King County come gli aveva consigliato lo sceriffo? E se quest'ultima scelta fosse proprio quella che non deve compiere perché l'orrore non s'abbatta su di lui e la sua famiglia? 


Ecco gli altri blog, oltre al mio, che partecipano al Ghosts of Halloween:

White Russian Cinema
Il Bollalmanacco di Cinema
The Obsidian Mirror
Cinquecento film insieme
Combinazione Casuale
Pensieri Cannibali
Non c'è Paragone
In Central Perk
Director's Cult
Le maratone di un bradipo cinefilo

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Sinister
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2012
Durata: 110 min
Genereorrore, thriller, crimine
Regia: Scott Derrickson
Sceneggiatura Scott Derrickson, C. Robert Cargill
Produttore: Jason Blum, Brian Kavanaugh-Jones
Produttori associati: Jessica Hall, Bailey Conway, Jeanette Volturno-Brill, Rick A. Osako
Produttore esecutivo: Scott Derrickson, Charles Layton
Casa di produzione: IM Global, Automatik Entertainment, Blumhouse Productions, Possessed Pictures
Distribuzione (Italia): Koch Media
Fotografia: Christopher Norr
Montaggio: Frédéric Thoraval
Musiche: Christopher Young
Scenografia: David Brisbin
Costumi: Abby O'Sullivan
Trucco: Lauzanne Nel, Dawn Tunnell

Interpreti e personaggi:
Ethan Hawke: Ellison Oswalt
Juliet Rylance: Tracy Oswalt
Fred Dalton Thompson: sceriffo
James Ransone: agente di polizia
Michael Hall D'Addario: Trevor Oswalt
Clare Foley: Ashley Oswalt
Nick King: Bughuul/Mr. Boogie
Vincent D'Onofrio: Professor Jonas

Doppiatori italiani:
Francesco Bulckaen: Ellison Oswalt
Stella Musy: Tracy Oswalt
Simone D'Andrea: agente di polizia
Vittoria Bartolomei: Ashley Oswalt
Massimo Rossi: Professor Jonas

Denny B.

















mercoledì 29 ottobre 2014

Tutto può cambiare

Tutto può cambiare

★★★½

Greta (Keira Knightley) e il fidanzato Dave (Adam Levine) si trasferiscono a New York in cerca di grandi possibilità nel mondo della musica. Quando il fidanzato firma un contratto da solista per una importante etichetta discografica a Los Angeles durante il periodo di registrazione di un singolo e torna a casa lei intuisce l'infedeltà di lui scappa nella notte e chiede ospitalità a un suo amico, lo stesso che una sera, durante un'esibizione in un pub, invita Gretta sul palco a cantare un suo pezzo. La sua vita cambia quando incontra Dan (Mark Ruffalo), un produttore discografico in difficoltà economiche, che deciderà di puntare tutto sul suo talento naturale facendole registrare l'album usando come sala di registrazione la città di Ney York.



In un pub una ragazza di nome Greta viene invitata da un suo amico a cantare sul palco. Dapprima riluttante lei comincia a cantare la sua canzone strimpellando la chitarra mentre la gente si annoia e finisce per ignorarla. Nel frattempo però è entrato nel pub Dan, un talent scount sporco, disordinato, dalla camminata ondeggiante, che è appena stato licenziato dalla casa discografica da lui stesso fondata e mentre annega i dispiaceri nel bourbon ascolta la voce di Greta e immagina che gli strumenti a riposo dietro di lei inizino a a muoversi e a suonare. Violino, violoncello, pianoforte e batteria accompagnano la canzone arricchendola di una nuova melodia, di un sound molto più accattivante. Così la canzone funziona alla grande. Potrebbe diventare una hit. 
Una scena inaspettata che mi ha fatto guardare Tutto può cambiare da lì in poi con occhi diversi, scevri da qualsiasi pregiudizio formatosi dopo la visione del trailer. 



Tutto può cambiare, scritto e diretto da John Carney (Once), è una commedia romantica americana gradevolissima e fresca con un Mark Ruffalo frizzante e una Keira Knightley finalmente rilassata che non ha minimamente afflitto i miei nervi poco pazienti nei suoi riguardi. Il film ha saputo emozionarmi, complice una colonna sonora avvolgente, e poi chi l'avrebbe mai detto che l'attrice di Orgoglio e pregiudizio ed Espiazione sapesse cantare e che Adam Levine, leader dei Maroon 5, fosse capace di interpretare un personaggio senza farmi gridare allo scandalo? Non io di certo. 


Dave, l'ex di Greta, rimane abbagliato dal successo che lo rende un mezzo idiota tanto che, ritirando un premio musicale, replica i discorsi fatti da Russell Crowe e Kate Winslet durante la notte degli Oscar rispettivamente nel 2001 e 2009 ("Se siete cresciuti nei sobborghi sappiate che un sogno come questo è ridicolo, ma per chiunque si trovi a fare affidamento sul proprio coraggio sappiate che è possibile" e "Sognavo questo momento fin dal momento in cui stringevo la bottiglia di shampoo immaginando fosse un premio"). Intanto Greta inizia di nuovo a vivere (il titolo inglese Begin Again è molto più calzante di quello italiano) girando New York a suon di musica assieme al suo agente-produttore Dan (un bravissimo Mark Ruffalo). Una sera, passeggiando per la città dalle mille luci, ascoltando la libreria musicale l'uno dell'altra grazie un cavo audio sdoppiato, che permette a due persone di sentire la stessa canzone, la voce di Frank Sinatra, di Sam del film Casablanca, la musica in generale fa sì che ogni immagine - giovani che fanno le acrobazie in bicicletta, le centinaia di led sui palazzi, un ragazzo che cammina guardando la strada - acquisti un significato diverso, quasi magico, grazie alle melodie che fluiscono nella loro testa e di conseguenza nella nostra.



Tutto può cambiare non è esente da cliché quindi il riavvicinamento tra Dave e Greta, seppur in maniera fredda, avviene e nella scena finale, prima della simpatica chiusa vera e propria, assistiamo a un momento inavvertitamente intenso, se vogliamo, che non ricordo di aver mai visto nelle commedie americane dell'ultimo periodo. Fermatevi qui se non l'avete ancora visto. Dave, durante una serata in cui è presente anche la sua ex, canta la canzone scritta da Greta, con l'arrangiamento che voleva lei (più delicato e intimo), ma poi, a circa metà canzone, scaturisce l'arrangiamento di Dave (trascinante, ma omologato) che la folla ama e per cui impazzisce, Greta se ne va, e lui nonostante il viso sofferente, continua a cantare, sapendo di uscire dalla sfera d'intimità che un cantautore crea attorno a sé per abbracciare quindi un pubblico che mai conoscerà la sua parte più autentica.  


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Begin Again
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2013
Durata: 101 min
Generedrammatico, musicale
Regia: John Carney
Sceneggiatura: John Carney
Produttore: Tobin Armbrust, Anthony Bregman
Produttore esecutivo: Judd Apatow, Sam Hoffman, Ben Nearn, Tom Rice
Casa di produzione: Exclusive Media Group, Sycamore Pictures, Apatow Productions, Likely Story
Distribuzione (Italia) : Lucky Red
Fotografia: Yaron Orbach
Effetti speciali: Drew Jiritano
Scenografia: Chad Keith
Costumi: Arjun Bhasin
Trucco: Louise McCarthy

Interpreti e personaggi:
Keira Knightley: Greta
Mark Ruffalo: Dan Mulligan
Hailee Steinfeld: Violet Mulligan
Adam Levine: Dave Kohl
James Corden: Steve
Catherine Keener: Miriam
Mos Def: Saul
Cee Lo Green: Trouble Gum

Doppiatori italiani:
Myriam Catania: Greta
Riccardo Rossi: Dan Mulligan
Virginia Brunetti: Violet Mulligan
Nanni Baldini: Dave Kohl
Paolo Vivio: Steve
Antonella Baldini: Miriam
Andrea Lavagnino: Saul
Luigi Ferraro: Trouble Gum

Denny B.













lunedì 27 ottobre 2014

Guardiani della Galassia: il blockbuster dell'anno

Guardiani della Galassia

★★★½

Terra. 1988. In seguito alla morte della madre il giovane Peter Quill viene rapito da un gruppo di pirati spaziali chiamati Ravagers capeggiati da Yondu Udonta. Ventisei anni dopo, sul pianeta Morag, Quill (Chris Pratt), che si fa chiamare Star-Lord, riesce a fuggire con una misteriosa sfera da un alleato del malvagio Kree Ronan (Lee Pace) che di conseguenza manda la sua assassina Gamora (Zoe Saldana) a recuperare la sfera mentre Yondu mette un'allettante taglia sulla testa di Star-Lord. Quest'ultimo si reca su Xandar, capitale dell'impero Nova, per vendere la sfera, ma Gamora, tendendogli un'imboscata, gli ruba la sfera. Durante la lotta però intervengono due cacciatori di taglie, il procione geneticamente modificato Rocket (Bradley Cooper) e l'albero umanoide Groot (Vin Diesel). Entrambi verranno arrestati e portati alle Kyln, un carcere di massima sicurezza, dove faranno la conoscenza di Drax (David Bautista), detto il Distruttore, in cerca di vendetta su Ronan responsabile della morte della sua famiglia. Dopo la loro rocambolesca fuga dal carcere diventeranno i Guardiani della Galassia. 


Quello che è a tutti gli effetti il miglior film Marvel fino ad oggi, che ha raccolto il consenso quasi unanime della critica a stelle e strisce, incassato più di settecento milioni di dollari, e da poco sbarcato anche nelle nostre sale, non è un capolavoro, tanto per mettere subito le mani avanti sulla tastiera, ma un ottimo ed esplosivo film d'intrattenimento.


Guardiani della Galassia è divertente, frizzante, disinvolto, tamarro al punto giusto, dalla comicità travolgente, con personaggi carismatici e una colonna sonora azzeccatissima che sostiene in un modo incredibile il film diretto da James Gunn e scritto assieme a Nicole Perlman. Mi sono più volte chiesto come sarebbero state le scene senza le canzoni puramente terrestri e strepitose quali Hooked on a Feeling di Blue Swede, Come and Get Your Love dei Redbone, I'm Not in Love dei 10Cc, I Want You Back dei Jackson 5, Ain't No Mountain High Enough di Marvin Gaye e Tammi Terrell e tante altre e la risposta immediata è stata la seguente: sgonfie e meccaniche.



L'universo ricco e colmo di elementi bizzarri e intriganti in cui si muovono i protagonisti del film non è stato domato del tutto. Guardiani della Galassia è molto lontano dall'essere un film perfetto. Non è esente da difetti che si riscontrano nella sceneggiatura, per essere più precisi nello svelamento della trama. Come se si desse tutto per scontato. Purtroppo non viene spiegato cosa è successo alla Terra dopo ventisei anni dal rapimento del ragazzino. Sarebbe stato interessante sapere e conoscere le varie razze che compongono la galassia e gli equilibri politici sorti dopo la loro scoperta. Non avrei mai sopportato una voce narrante onnisciente che mi accompagnasse lungo le (dis)avventure dei Guardiani, bastavano degli accorgimenti per far sì che lo spettatore venisse a conoscenza dei fatti senza domandare al vicino di sedia o a se stesso "Ma chi stanno combattendo?", "Questi sono i buoni o i cattivi?", come ad esempio un vegliardo su una panchina che racconta al nipote come i tempi sono ormai cambiati, oppure un giornale abbandonato con una notizia fenomenale campeggiante in prima pagina o un telegiornale intergalattico, e chi ne ha più ne metta. 


Ho apprezzato i personaggi ben caratterizzati, ma ne ho amati soltanto due: l'orsetto lavatore o procione Rocket che con due legnetti e una pietra riuscirebbe a costruire un'astronave e l'albero umanoide Groot che comunica al mondo utilizzando la sola frase che è in grado di pronunciare "Io sono Groot". Quest'ultimo è il protagonista del momento più epico e commovente della pellicola. Inoltre, come mi ha fatto notare la mia amica, quando i guardiani formano un cerchio dando a turno la propria vita e lealtà alla causa e Groot accetta dicendo la sua solita frase, Gamora (o la sgualdrina verde, come la chiama Drax) se la ride sotto i baffi dimostrando un'ignoranza di fondo quasi insormontabile. Il modo in cui Groot dice "Io sono Groot" sprigiona molto più orgoglio e dignità di tutte le sue frasi messe assieme. 


La regia di James Gunn è tutto sommato buona anche se qualche guizzo e slancio in più non avrebbe di certo nuociuto al film. Come un villain più robusto e stuzzicante di Ronan. Forse nel sequel vedremo un nemico più adeguato e vicino a uno dei protagonisti, se la mia ipotesi, che non vi svelo, verrà confermata. Nel complesso Guardiani della Galassia è un perfetto mix di comicità, avventura e azione capace di intrattenere una larga fascia di pubblico. Non è il capolavoro che mi aspettavo, ma è senz'altro uno dei film più spassosi dell'anno. 


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Guardians of the Galaxy
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2014
Durata: 121 min
Genereazione, fantascienza, supereroi
Regia: James Gunn
Soggetto: Dan Abnett e Andy Lanning (fumetto)
Sceneggiatura: James Gunn, Nicole Perlman
Produttore: Kevin Feige
Produttore esecutivo: Louis D'Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Jeremy Latcham, Stan Lee, Nikolas Korda
Casa di produzione: Marvel Studios, Moving Picture Company
Distribuzione (Italia): Walt Disney Studios Motion Pictures
Fotografia: Ben Davis
Montaggio: Fred Raskin, Hughes Winborne, Craig Wood
Musiche: Tyler Bates
Scenografia: Charles Wood

Interpreti e personaggi:
Chris Pratt: Peter Quill/Star-Lord
Zoë Saldaña: Gamora
David Bautista: Drax il Distruttore
Vin Diesel: Groot
Bradley Cooper: Rocket Raccoon
Lee Pace: Ronan l'accusatore
Benicio del Toro: Taneleer Tivan/Collezionista
Karen Gillan: Nebula
Josh Brolin: Thanos
Michael Rooker: Yondu
Djimon Hounsou: Korath
John C. Reilly: Rhomann Dey
Glenn Close: Comandante Rael
Ophelia Lovibond: Carina Walters

Doppiatori italiani:
Andrea Mete: Peter Quill/Star-Lord
Letizia Scifoni: Gamora
Nino Prester: Drax il Distruttore
Massimo Corvo: Groot
Christian Iansante: Rocket Raccoon
Fabio Boccanera: Ronan l'accusatore
Massimo Lodolo: Taneleer Tivan/Collezionista
Francesca Manicone: Nebula
Alessandro Rossi: Thanos
Angelo Nicotra: Yondu
Stefano Mondini: Korath
Franco Mannella: Rhomann Dey
Ludovica Modugno: Comandante Rael
Perla Liberatori: Carina Walters

Denny B.


venerdì 24 ottobre 2014

I due volti di Gennaio

I due volti di Gennaio


½

Chester MacFarland (Viggo Mortensen) e sua moglie Colette (Kirsten Dunst) sono due americani approdati ad Atene dove si affidano a Rydal (Oscar Isaac), una giovane guida turistica di origini americane che s'invaghisce della bionda Colette. Ne verrà fuori un triangolo fatto di tradimenti, doppi giochi e omicidi. 


Come si può definire I due volti di Gennaio "un thriller sofisticato alla Hitchcock" senza essere bastonati in pieno volto con una mazza chiodata? I "critici" italiani sono stati forse gli unici a criticare per l'appunto questo scialbo thrilleretto scritto e diretto da Hossein Amini (sceneggiatore di Drive, ma anche di Biancaneve e il cacciatore), al suo esordio dietro la macchina da presa, a differenza degli americani che lo hanno elogiato in una maniera così assurda che l'unica cosa ragionevole che consiglio loro di fare è quella di togliersi la cataratta al più presto. 


I due volti di Gennaio non è un film vecchio stampo. E' soltanto vecchio e barboso come lo può essere solo uno di quegli anziani che si lamentano delle file alla posta, del freddo in inverno, e del ritardo dei tram ammorbando il loro vicino malcapitato di turno. Credo di essermi alzato dalla sedia con qualche ciuffo di barba in più. Ero talmente annoiato che mi sono messo a prevedere le inquadrature della banalissima regia di Hossein Amini indovinandole tutte. E' stato l'unico modo possibile per non crollare a terra addormentato come un narcolettico. 


Il triangolo protagonista del film è composto da tre punte non acute bensì ottuse: Chester MacFarland è il classico ricco uomo americano che si occupa di investimenti a basso rischio sposato con la più che classica bionda e sorridente Colette (una Kirsten Dunst sfoggiante un'espressione sola per tutta la durata della pellicola). L'ultimo membro è Rydal, una guida turistica del luogo, interpretato da Oscar Isaac, la star di A proposito di Davis dei fratelli Coen, che in questo caso fa a gara di espressioni con la Dunst. Quando Rydal, recatosi all'hotel in cui alloggia la coppia per restituire il braccialetto di lei dimenticato nel taxi, scopre Chester trascinare il corpo esanime di un uomo spacciandolo per ubriaco, e decide di aiutare la coppia a lasciare l'hotel in fretta e furia senza destare sospetti, non sa di essere diventato automaticamente complice di un omicidio. E lo spettatore ancora non sa di essere sull'orlo di un sonno epocale perché la vicenda in teoria dovrebbe prendere il volo, come si suol dire, invece decide di restare con le ruote ben piantate su un'assolata pista di fortuna affacciata sul mare della Grecia mettendo le scene una dietro l'altra senza legarle con grazia e abilità e nemmeno con un minimo tocco citazionista che quantomeno avrebbe potuto dimostrare un'intenzione di rifarsi ai grandi classici del genere. 


Il film, già di per sé fiacco come un uomo senz'acqua e cappello in mezzo al deserto, è infiacchito ulteriormente da una regia piatta e prevedibile. I due volti di gennaio è privo di ogni sorta di fascino e suspense. Gli attori di certo non aiutano e solo Viggo Mortensen spicca tra le macerie di quello che è uno dei film più inutili dell'anno. 


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale:The Two Faces of January
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Regno Unito, Francia
Anno: 2014
Durata: 96 min
Genereazione, thriller
Regia: Hossein Amini
Soggetto: Patricia Highsmith (romanzo)
Sceneggiatura: Hossein Amini
Produttore: Tim Bevan, Eric Fellner, Robyn Slovo, Tom Sternberg
Produttore esecutivo: Tim Bricknell, Ron Halpern, Max Minghella
Casa di produzione: StudioCanal, Working Title Films, Timnick Films
Distribuzione (Italia) : Videa CDE
Fotografia: Marcel Zyskind
Montaggio: Nicolas Chaudeurge, Jon Harris
Musiche: Alberto Iglesias
Scenografia: Michael Carlin
Costumi: Steven Noble
Trucco: Tahira Herold, Ebru Kizilta, Tapio Salmi

Interpreti e personaggi:
Viggo Mortensen: Chester MacFarland
Kirsten Dunst: Colette MacFarland
Oscar Isaac: Rydal
Yigit Özsener: Yahya
Nikos Mavrakis: giovane sulla barca
Prometheus Aleifer: giovane messicano
Ozan Tas:

Doppiatori italiani:
Pino Insegno: Chester MacFarland
Domitilla D'Amico: Colette MacFarland
Gabriele Sabatini: Rydal

Denny B.

mercoledì 22 ottobre 2014

Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York

Great Movie

★★★★

New York. Una giovane coppia, lui, Guy Woodhouse (John Cassavetes), è un attore teatrale, lei, Rosemary (Mia Farrow), è appena uscita dal college cercano casa e trovano un ampio appartamento in un elegante palazzo dove gli inquilini sono tutti anziani. Una sera la coppia viene invitata dai simpatici coniugi Roman (Sidney Blackmer) e Minnie Castevet (Ruth Gordon), ma ben presto cominciano a essere invadenti e fin troppo presenti nella loro vita. Minnie regala a Rosemary uno strano ciondolo contenente una radice di Tammis che le assicura essere un amuleto portafortuna e una sera dopo una cena romantica lei sviene sul letto avendo strani e macabri incubi e la mattina dopo si accorge di avere dei strani segni sulla schiena. Pur essendo svenuta il marito le confessa di aver fatto l'amore con lei perché voleva metterla incinta proprio quella notte. Rosemary è incinta e invece di ingrassare e mostrare un aspetto florido e ridente dimagrisce e il suo viso è più bianco di un lenzuolo. Che cosa sta succedendo a Rosemary e al suo bambino?



Qui siamo di fronte al film che avrebbe diretto Alfred Hitchcock se prima di andare a dormire avesse letto libri esoterici. Le atmosfere e i movimenti di macchina riconducono a una chiara influenza del Maestro del brivido su Roman Polanski fino a citazioni non troppo velate di Notorious, l'amante perduta. Ma il merito di Polanski è quello di aver imparato la lezione e di averla messa in pratica a modo suo dosando in maniera perfetta la suspense, il mistero, il pericolo, e uno degli ingredienti che più prediligo: l'inquietudine. 



Che cosa ci potrà mai essere di horror in una storia che vede una coppia di sposini trovare casa, stringere amicizia con gli anziani vicini, e desiderare di avere un bambino? Nulla, mi risponderanno le nuove generazioni cresciute a pane e Esp, Paranormal Activity e The Ring incapaci di apprezzare le autentiche pietre miliari del genere quali L'esorcista, Shining, Nightmare - Dal profondo della notte, Halloween - La notte delle streghe (anche se lo considero più un thriller che un horror), La notte dei morti viventi e il film in questione, Rosemary's Baby, dove non incapperete in spaventi alla bubusettete o fantasmi che urlano fino a slogarsi la mandibola bensì personaggi apparentemente normali che si muovono in un'atmosfera borghese sempre più soffocante per la dolce protagonista Rosemary intrappolata in una situazione di costante pericolo. 



La capacità del regista sta nel creare una macchina inquietante e macabra funzionante alla perfezione. I nostri nervi sono sempre ben aggrovigliati. Cosa sta succedendo? Gli invadenti e curiosi Castevet sono davvero quello che sono? I frammenti onirici di Rosemary in cui si vede distesa nuda e presa con violenza da un essere mostruoso mentre gli inquilini assistono impassibili sono frutto della sua immaginazione notturna oppure no? Da cosa è causato il suo dolore acuto al ventre? Perché le sembra che tutti, a partire da suo marito, si siano messi d'accordo contro di lei e il bambino? Rosemary's Baby  non è solo una della più grandi pellicole horror della storia del cinema, è anche un'acuta critica al trattamento della figura della donna quale sottomessa sfornatrice di bambini e un affresco della borghesia invadente e curiosa che non sopravviverebbe senza impicciarsi nelle vite degli altri. 



In Rosemary's Baby non vi è mai un momento di distensione. Gli occhi sempre attenti al più piccolo particolare. Mostriamo empatia nei confronti della protagonista tanto che vorremmo aiutarla a scappare in qualche modo. Seguiamo i piccoli movimenti della cinepresa, un primo piano di una lettera o di un pacco, questo basta per farci sobbalzare. Se avete seguito il film vi ritroverete a pochi minuti dal finale con tutti i tasselli del puzzle al loro posto, ma tra avere i tasselli e il vedere il quadro completo c'è una sottile differenza dal quale trovano il tempo di uscire tutti i fumi sulfurei della nostra paura. Paura di rimanere intrappolati accanto a Rosemary di fronte alla culla drappeggiata di nero contenente il flagello del cielo e della terra. Rosemary's Baby, appunto. 

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Rosemary's Baby
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 1968
Durata: 136 min
Genereorrore
Regia: Roman Polanski
Soggetto: Ira Levin (omonimo romanzo)
Sceneggiatura: Roman Polanski
Produttore: William Castle
Fotografia: William Fraker
Montaggio: Sam O'Steen, Bob Wyman
Musiche: Krzysztof Komeda
Scenografia: Richard Sylbert

Interpreti e personaggi:
Mia Farrow: Rosemary Woodhouse
John Cassavetes: Guy Woodhouse
Ruth Gordon: Minnie Castevet
Sidney Blackmer: Roman Castevet
Maurice Evans: Edward "Hutch" Hutchins
Ralph Bellamy: Dott. Abraham Sapirstein
Angela Dorian: Terry Gionoffrio
Patsy Kelly: Laura-Louise McBirney
Elisha Cook Jr.: Sig. Nicklas
Emmaline Henry: Elise Dunstan
Charles Grodin: Dott. C. C. Hill
Hanna Landy: Grace Cardiff
Phil Leeds: Dott. Shand
D'Urville Martin: Diego
Hope Summers: Sig.ra Gilmore
Marianne Gordon: Joan Jellico, amica di Rosemary
Wende Wagner: Tiger, amica di Rosemary
Walter Baldwin: Sig. Wees
Patricia O'Neal: Sig.ra Wees
Charlotte Boerner: Sig.ra Fountain
Gail Bonney: Babysitter (voce)
Carol Brewster: Claudia Comfort
Jean Inness: Suor Agnes
Lynn Brinker: Suor Veronica
Sebastian Brook: Argyron Stavropoulos
Gordon Connell: Allen Stone
Patricia Ann Conway: Sig.ra John F. Kennedy
Tony Curtis: Donald Baumgart (voce)
Almira Sessions: Sig.ra Sabatini
Michael Shillo: Papa Paolo VI
Clay Tanner: il diavolo
Viki Vigen: Lisa
Frank White: Hugh Dunstan

Doppiatori italiani:
Maria Pia Di Meo: Rosemary Woodhouse
Giuseppe Rinaldi: Guy Woodhouse
Wanda Tettoni: Minnie Castevet
Corrado Gaipa: Roman Castevet
Michele Gammino: Dott C.C. Hill
Oreste Lionello: Agente Immobiliare

Denny B.



lunedì 20 ottobre 2014

Le streghe di Salem

Le streghe di Salem


★★★

Heidi (Sheri Moon Zombie) lavora come DJ per un'emittente locale e forma il Big H Radio Team assieme a Whitey (Jeff Daniel Phillips) e Munster Herman (Ken Foree). Un giorno arriva in radio un disco in vinile contenuto all'interno di una scatola di legno indirizzato a Heidi da parte dei Lord. Quando lei ascolta il disco per la prima volta rivive il flashback di un misterioso episodio passato e con sorpresa di tutti presto la canzone dei "Lords of Salem" diviene una hit mentre Heidi attanagliata da un male inspiegabile comincia ad avere strane allucinazioni blasfeme.



Evitando l'uso della solita camera a mano ed eliminando i primi piani soffocanti Rob Zombie opta per una regia più posata, ordinata e fluida. Le streghe di Salem ha un'impostazione che oserei dire polanskiana. Penso che Zombie si sia visto più e più volte Rosemary's Baby e Suspiria e che abbia attinto il meglio. Non sarà mai un grande autore di genere horror, anche qui la paura non è pervenuta, ma vi è un certo gusto - macabro, senz'altro - per le immagini e per la musica (quest'ultima aiutato dal fatto di essere un musicista). Ed è così che incappiamo in un corpo di donna vecchio quasi putrefatto all'angolo della cucina; in un lussuoso teatro dietro la porta dell'appartamento numero 5 o in una croce illuminata di rosso; in quadri che sanguinano, allucinazioni visive, caproni, feti polipeschi, e membri del clero votati più ai piaceri della carne che a quelli dello spirito. 



Heidi - interpretata dalla bella Sheri Moon Zombie nonostante i capelli di stoppa - è una DJ che nella cittadina di Salem ha un ottimo successo. Vive col suo cane in un piccolo appartamento e l'unico svago sembra essere quello di bere qualche bicchiere con il suo amico e collega Whitey mentre un disco preso a caso sprigiona la sua musica. Una sera però una bizzarra musica composta dal gruppo "Lords of Salem" proveniente dal vinile indirizzato proprio a Heidi le fa rivivere un episodio strano composto da streghe ridenti e urlanti bruciate sul rogo. Sentendo il disco alla radio alcune donne, come ipnotizzate, bloccano all'improvviso le loro azioni. Qualcosa di antico si è risvegliato. Un satanico rito deve essere portato a compimento e Heidi è la prescelta.    

Le streghe di Salem è il frutto di una visionarietà dark-metal macabra, sfrontata e a tratti blasfema. Ad esempio ci avrei visto benissimo la coraggiosa scena di American Horror Story Asylum in cui un mefistofelico James Cromwell dipinge con un rossetto scarlatto la bocca, le gote e i seni della statua della Vergine Maria e dopo averle urlato contro "Puttana, puttana" la fa cadere dal piedistallo infrangendosi a terra in mille pezzi. Il film di Rob Zombie è a suo modo interessante. Avevo timore di trovarmi di fronte a una trashata invece sono stato smentito. Mi è piaciuto. Forse tra dieci o quindici anni sarà considerato un cult del genere. 

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: The Lords of Salem
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Regno Unito, Canada
Anno: 2012
Durata: 101 min
GenereHorror, thriller
Regia: Rob Zombie
Soggetto: Rob Zombie
Sceneggiatura: Rob Zombie
Produttore: Rob Zombie, Jason Blum, Andy Gould, Oren Peli, Steven Schneider
Produttore esecutivo: Brian Kavanaugh-Jones
Casa di produzione: IM Global, Alliance Films, Automatik Entertainment, Blumhouse Productions, Haunted Movies
Distribuzione (Italia): Notorius Pictures
Fotografia: Brandon Trost
Montaggio: Glenn Garland
Musiche: Griffin Boice, John 5
Scenografia: Jennifer Spence
Costumi: Leah Butler
Trucco: Michelle Denering

Interpreti e personaggi:
Sheri Moon Zombie: Heidi Hawthorne
Bruce Davison: Francis Matthias
Jeff Daniel Phillips: Herman Whitey Salvador
Judy Geeson: Lacy Doyle
Ken Foree: Herman Jackson
Patricia Quinn: Megan
Dee Wallace: Sonny
Meg Foster: Margaret Morgan
Maria Conchita Alonso: Alice Matthias
Richard Fancy: AJ Kennedy
Andrew Prine: Reverendo Jonathan Hawthorne
Michael Berryman: Virgil Magnus
Sid Haig: Dean Magnus
Lisa Marie: Priscilla Reed
Torsten Voges: Gorgann
Roger W. Morrissey: Satan

Doppiatori italiani:
Rossella Acerbo: Heidi Hawthorne
Michele Kalamera: Francis Matthias
Alberto Angrisano: Herman Whitey Salvador
Serena Verdirosi: Lacy Doyle
Alessandro Rossi: Herman Jackson
Lorenza Biella: Megan
Emanuela Baroni: Sonny
Laura Boccanera: Margaret Morgan
Alessandra Korompay: Alice Matthias
Giorgio Locuratolo: Reverendo Jonathan Hawthorne

Denny B.




venerdì 17 ottobre 2014

Halloween 2

Halloween 2


½

Il corpo di Michael Myers non è mai stato trovato ed è da tutti presumibilmente morto, ma Laurie (Scout Taylor-Compton) continua ad avere degli incubi ricorrenti mentre il dottor Loomis (Malcolm McDowell) ha colto l'occasione per scrivere un nuovo libro circa i tragici avvenimenti. Michael è vivo, vaga nei boschi lontano dalla città e sta avendo delle visioni del fantasma di sua madre e di lui da bambino che gli comunica che tra poco sarà Halloween e che è il momento che Laurie torni a casa così che la famiglia sia finalmente riunita. 



Halloween 2 è un ciuffo odorante di idee intriganti gettate in un calderone di incompetenza e poi mescolate dall'ego del regista/sceneggiatore Rob Zombie. Il suo stile resta costante per tutta la durata del film, a differenza del precedente, ma i problemi restano quelli: paura e suspense non sono pervenuti; messe da parte per far posto a omicidi splatter perché far inorridire il pubblico è meglio che spaventarlo e inquietarlo, vero Rob? 


Michael Myers è sopravvissuto alla notte in cui Laurie gli sparò in pieno volto. Come sanno anche i parafanghi Myers incarna il male puro e di conseguenza non può morire. In Halloween 2 l'assassino di Haddonfield è mosso da una rabbia massiccia che lo spinge ad accanirsi violentemente sulle sue vittime. La sua lama affonda più e più volte nelle carni come a voler suggere le loro anime (un moderno mietitore) e si possono sentire distintamente i suoi ritmati grugniti. Inoltre Myers ha delle visioni oniriche di sua madre Deborah vestita di un bianco accecante accompagnata da un cavallo anch'esso bianco e dal Myers bambino. La missione affidatagli è semplice: trovare e uccidere la sorella Laurie così da ricongiungere finalmente la famiglia. 



Questa è una buona idea. Zombie, la cui unica scintilla di novità è stata quella di dare più profondità al personaggio creato da Carpenter, ci vuole dire che in fondo le azioni di Myers non sono spinte da motivazioni negative o almeno non più di quelle del dottor Loomis che ha scritto un nuovo libro di successo speculando sulla morte di vittime innocenti, arricchendosi e facendo il giro di tutti i talk show televisivi. Myers è un vagabondo assassino che vuole riunirsi con la famiglia. Loomis è un approfittatore che vuole arricchirsi e diventare famoso il più possibile. Chi è peggio? Secondo Zombie sicuramente il secondo. 



Giunto al finale non ho potuto far altro che scuotere la testa amareggiato. Perché Halloween - The Beginning e Halloween 2 sono la rivisitazione in chiave splatter di un classico del genere horror, ma il finale del secondo è buono - il trasferimento del male puro da fratello a sorella - che nonostante tutto il lavoro precedente attendo ancora un po' di tempo prima di definire Rob Zombie un bluff.

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Halloween II
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 2009
Durata: 105 min 119 min. (Unrated director's cut)
Genereorrore, slasher
Regia: Rob Zombie
Soggetto: personaggi di John Carpenter
Sceneggiatura: Rob Zombie
Produttore: Malek Akkad, Andy Gould
Produttore esecutivo: Andrew G. La Marca, Bob Weinstein, Harvey Weinstein
Casa di produzione: Dimension Films, Nightfall Productions, Spectacle Entertainment Group, Trancas International Films, Troy Rodriguez Productions
Distribuzione (Italia) : Sony Pictures
Fotografia: Brandon Trost
Montaggio: Glenn Garland
Musiche: Tyler Bates
Scenografia: Garreth Stover
Costumi: Lori Mazuer
Trucco: Adrienne Lynn

Interpreti e personaggi:
Scout Taylor-Compton: Laurie Strode/Angel Myers
Malcolm McDowell: Dott. Samuel Loomis
Tyler Mane: Michael Myers
Danielle Harris: Annie Brackett
Brad Dourif: Sceriffo Lee Brackett
Brea Grant: Mya
Angela Trimbur: Harley
Sheri Moon Zombie: Deborah Myers
Daniel Roebuck: Big Lou
Octavia Spencer: Infermiera Daniels
Chase Wright Vanek: Michael Myers a 10 anni

Doppiatori italiani:
Anna Cugini: Laurie Strode/Angel Myers
Franco Zucca: Dott. Samuel Loomis
Alessandra Korompay: Deborah Myers
Stefano Mondini: Sceriffo Lee Brackett
Perla Liberatori: Annie Brackett
Emanuela Damasio: Mya
Beatrice Margiotti: Harley
Alessandra Korompay: Deborah Myers
Lucio Saccone: Big Lou

Denny B.