lunedì 30 settembre 2013

Come ti spaccio questo film

Come ti spaccio la famiglia

Fonte foto: www.voto10.it
Per una volta i titolisti italiani non hanno sbagliato. Che squillino le trombe, allora. E' un momento più unico che raro. La commedia americana s'intitola We're the Miller e i nostri titolisti l'hanno tradotta con Come ti spaccio la famiglia, senza stravolgere il significato del film, ma unendo i due temi principali, la famiglia e la droga. Giubilo.

"AAAAAAAAHHHHH Ommioddio che ha fatto?? Che ha fatto??"
David Burke (Jason Sudeikis) è un piccolo spacciatore che una una sera viene derubato dei soldi riciclati dalla vendita di droga e per saldare i suoi debiti nei confronti del suo capo Brad (Ed Helms) è costretto a trasportare una ingente partita di marijuana dal Messico agli Stati Uniti. Per passare inosservato al confine decide di mettere su una famiglia finta composta dalla "moglie" Rose (Jennifer Aniston), una spogliarellista che ha appena lasciato il lavoro e ha un avviso di sfratto, da suo "figlio" Kenny (Will Poulter), un ragazzo imbranato e un po' scemo, e sua "figlia " Casey (Emma Roberts), una senzatetto. Loro in apparenza sono i Miller, una tipica famiglia americana in viaggio a bordo di un camper in Messico per festeggiare il week-end del 4 luglio. 


Come ti spaccio la famiglia è la classica commedia americana disimpegnata che può o stufare a morte lo spettatore o divertire per un'ora e più. Il film in questione appartiene alla seconda categoria. Pur essendo pieno di cliché e di situazioni imbarazzanti e fraintendimenti tipici che strappano un sorriso esasperato, ti intrattiene piacevolmente e in più ci si può godere un sexy streaptease di una Jennifer Aniston che non è mai riuscita a uscir fuori dall'ottica di Friends, attrice limitata che in un film drammatico non sarebbe per niente credibile, ha ancora un fisicaccio da far invidia alle ventenni, è tanta roba, tanto per restare in tema. Emma Roberts è la copia depressa-pseudoemo di Melanie Laurent, Will Poulter ce l'ha scritto in faccia che è un pirla e Jason Sudeikis in certi momenti mi ha fatto proprio ridere, come nella scena del bacio tra figlio e figlia e mamma, o in quella del poliziotto che vorrebbe essere pagato in natura. Come ti spaccio la famiglia è un film piacevole, divertente che lascia nel finale uno spiraglio verde erba aperto sull'illegalità.



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): 

Titolo originale: We're the Millers
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 2013
Durata: 110 min.
Generecommedia
Regia: Rawson Marshall Thurber
Sceneggiatura: Bob Fisher, Steve Faber, Sean Anders, John Morris
Casa di produzione: Warner Bros. Pictures
Musiche: Ludwig Göransson, Theodore Shapiro

Interpreti e personaggi:
Jason Sudeikis: David Burke
Jennifer Aniston: Rose
Emma Roberts: Casey
Nick Offerman: Don
Will Poulter: Kenny
Ed Helms: Brad
Katherine Hahn: Edie
Molly C. Quinn: Melissa Fitzgerald
Tomer Sisley: Pablo Chacon
Luis Guzmán: poliziotto messicano
Thomas Lennon: Rick Nathanson
Mark L. Young: Scottie P.
Ken Marino: Todd

Doppiatori italiani:
Massimo De Ambrosis: David Burke
Eleonora De Angelis: Rose
Veronica Puccio: Casey
Andrea Lavagnino: Don
Manuel Meli: Kenny
Alessandro Quarta: Brad
Francesca Guadagno: Edie

Denny B.

venerdì 27 settembre 2013

Di nuovo ora dei Liebster Award



Voi lo sapete: adoro i premi. Poi se sono assolutamente inaspettati li adoro ancora di più. Questo Liebster Award è stato un fulmine a ciel sereno e mi è stato assegnato da LaRacchia di C'ho il blog figerrimo. Ricordavo che si dovessero premiare più di 4 blog, rispondere alle domande poste dal blog che mi ha premiato e porre a mia volta delle domande, ma evidentemente le regole sono cambiate, non lo so, però quattro credo siano un po' pochini e mi sento, spero di non sbagliare, di attenermi alle regole seguite nell'ultima mia assegnazione del premio, ovvero le seguenti:

1) ringraziare chi ha assegnato il premio citandolo nel post.
2) rispondere alle undici domande poste dal blog che ti ha premiato.
3) premiare undici blog che hanno meno di 200 followers.
4) formulare altre undici domande a cui dovranno rispondere gli altri blogger.
5) informare i blog del premio.

Le domande poste da LaRacchia:

1) Ami nuotare?
No, non so nuotare.

2) Preferisci il dolce o il salato?
Tutte e due, basta mangiare.

3) Qual'è il tuo piatto preferito?
Le lasagne.

4) Ami fare shopping? 
Sì, di libri.

5) Prendi te o caffè?
Il te, perché il caffè mi fa schifo.

6) Qual'è il tuo film preferito?
Il Padrino a pari merito con Scarface.

7)Carne o pesce?
Carne.

8) L'attore o attrice che ti piace di più?
Attore: Al Pacino. Attrice: Anne Hathaway.

9) Cane  o gatto?
Gatto.

10) Ami la neve?
No, perché devo spalarla. 

11) Una cosa che detesti?
L'ignoranza e la stupidità della gente.

Ecco gli undici blog che ho deciso di premiare:


Ecco invece le undici domande a cui dovranno rispondere:

1) Sei contento del premio?
2) Qual è fino adesso il film più bello del 2013?
3) Il personaggio televisivo che proprio non sopporti?
4) Con quale personaggio storico vorresti passare un pomeriggio?
5) Secondo te la gente esagera con l'amore per gli animali?
6) La canzone che più ti fa piangere?
7) Sottoterra o cremazione? (scusa, ma non so più che inventarmi)
8) Il libro sul tuo comodino?
9) La scusa più terribile con la quale sei stato/a lasciato/a?
10) Perché hai aperto il blog?
11) Quante volte ti hanno fatto la domanda n°10?

E con questo passo e chiudo. Lancio la palla ai premiati. 

Denny B. 









mercoledì 25 settembre 2013

(Mood Indigo) La schiuma dei giorni

Mood Indigo - La schiuma dei giorni

Fonte foto: www.comingsoon.it
Quando si guardano certi film, magari quelli del cuore, si hanno in mente le frasi che gli attori diranno, perché lo si è visto forse una decina di volte, oppure capita che si rivivano le stesse emozioni di quando lo si vide per la prima volta, anche se non più con la stessa ingenuità e innocenza e stupore che caratterizzavano gli occhi a palla e la bocca spalancata e sbavante, e poi capita, non troppo spesso, che durante la visione di un determinato film si abbia nella testa una frase precisa, tratta da un libro o da un film non importa, fatto sta che non ci abbandonerà mai, se non alla fine. Io guardando Mood Indigo - La schiuma dei giorni ho avuto in mente per tutto il tempo una frase che dice Gordon Gekko in Wall Street 2: "... guardi oltre le sbarre e dici: Hey, ma là fuori sono diventati tutti matti?" 

"Più che matto con quelle piume in testa mi sembri un gallo
cedrone spennacchiato."
Colin (Romain Duris) è un facoltoso parigino che non ha mai lavorato nella sua vita, che passa il suo tempo inventando strani e artificiosi oggetti, come un pianoforte che in base alla melodia che si suona prepara un cocktail diverso, o divertendosi con il suo migliore amico Chik (Gad Elmaleh), amante dei libri antichi e ossessionato dal filosofo Jean Sol Partre, o stuzzicando amichevolmente il suo cuoco e tuttofare Nicolas (Omar Sy). Un giorno, durante una festa di compleanno di un cane, conosce Chloé (Audrey Tautou), una dolce e innocente ragazza, che si chiama come la canzone di Duke Ellington. I due, tra uno sbircia-sbircia, un giro su un cigno attaccato a una gru, e una pattinata su ghiaccio, convolano a nozze, ma durante la luna di miele Chloé si ammala.

"'Come mettere incinta una Principessa e farsi sposare'. Non
male questo libro."
Che diavoleria è Mood Indigo - La schiuma dei giorni? (Scusate titolisti, ma quel Mood Indigo che cosa arcipigna caspiterina c'entra? volevate renderlo internazionale? io se vi incontro vi rendo stitici dai calci in culo che vi do). Il trailer lo definiva la più dolce e straordinaria di tutte le storie d'amore. Io non ho trovato né la dolcezza né la straordinarietà in una pellicola manierista, indie e pretenziosa dove la profondità, se il libro da cui è tratto il film ne è provvisto, viene relegata negli angoli delle pagine che agli spettatori ignoranti (nel senso che ignorano il romanzo) non è dato cogliere a pieno. 

Che sia tornato Andreotti?
Michel Gondry è un regista di talento, lo ha dimostrato, ma molto del suo talento è stato messo a servizio di un genio vero, Charlie Kaufman, che ha scritto la sceneggiatura del suo film più celebre, Eternal Sunshine of the Spotless Mind, che si porta tuttora sul groppone e che è inevitabilmente pietra di paragone per tutti suoi lavori successivi. E' sicuramente un regista visionario e il suo stile è unico e onirico, ma al di là di gradevoli animazioni in stop motion, e trovate qui e là anche molto piacevoli, non riesce ad emozionare più di tanto.

Prossimamente in tutte le migliori città d'Europa.
Ottima la trovata dei cantieri forati, dovremmo attuarla anche noi, per tutti quei simpatici vecchietti che bloccano il traffico quando c'è un cantiere in corso, o la rappresentazione di Gesù nella scena della Chiesa come un aeroplano di metallo con un pilota di colore (perché tutto era Gesù, fuorché non bianco), ma una scena che toglierei assolutamente è quella iniziale in cui lui, preso un paio di forbici, si taglia le ciglia con attaccate un pezzo di palpebra, e il topo che le spazza via nello scarico del lavandino, terribile e di cattivo gusto. 

"Ommioddio che recensione, venite a leggere forza. Ci ha scassati
per benino."
Mood Indigo - La schiuma dei giorni non mi ha convinto, discrete le interpretazioni di Romain Duris (Tutti pazzi per Rose), di Audrey Tautou, che non ho mai potuto sopportare, e del prezzemolino Omar Sy (Quasi amici), forse non mi è piaciuto perché non ho letto il libro, che recupererò senz'altro al più presto.


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): 

Titolo originale: L'Écume des jours
Lingua originale: francese
Paese di produzione: Francia
Anno: 2013
Durata: 125 min
Generefantastico, drammatico, romantico
Regia: Michel Gondry
Soggetto: Boris Vian
Sceneggiatura: Luc Bossi
Produttore: Luc Bossi
Casa di produzione: Brio Films, SCOPE Invest, Scope Picture
Distribuzione (Italia): Koch Media
Fotografia: Christophe Beaucarne
Montaggio: Marie-Charlotte Moreau
Musiche: Étienne Charry
Scenografia: Stéphane Rosenbaum

Interpreti e personaggi:
Romain Duris: Colin
Audrey Tautou: Chloé
Gad Elmaleh: Chick
Omar Sy: Nicolas
Aïssa Maïga: Alise
Charlotte Le Bon: Isis
Sacha Bourdo: la souris
Philippe Torreton: Jean-Sol Partre
Alain Chabat: Jules Gouffé
Vincent Rottiers: religioso
Laurent Lafitte: direttore della società
Michel Gondry: dottore

Denny B.



lunedì 23 settembre 2013

The Bling Ring: La noia veste Sofia Coppola

The Bling Ring

½

Sofia Coppola non ha imparato nulla. E' forse il più grande bluff cinematografico degli ultimi anni e avevo previsto che The Bling Ring, il suo ultimo lavoro sarebbe stato prolisso e inconcludente come i precedenti e non mi sono sbagliato. 

L'ennesima esaltata che copia Mayala Cyrus.
A Los Angeles un gruppo di adolescenti, annoiati dalla loro vita monotona da figli di papà, e ossessionato dalla bella vita delle star, decidono un giorno di infiltrarsi nella casa di Paris Hilton, per gioco. In seguito entreranno nelle dimore di molte altri vip portando via con sé oggetti di valore quali occhiali e abiti firmati, orologi e dipinti per il valore complessivo di oltre tre milioni di dollari. 


"Siaaamo i ciovani i ciovani i ciovani. Siaaamo l'esercito
l'esercito delle shoppers."
The Bling Ring è un'accozzaglia di disagio adolescenziale che colpisce giovani ridicoli e nullafacenti, incalliti figli di papà, che si venderebbero la madre per un paio di Loboutine o una borsa di Chanel. Sono annoiati, tra loro non c'è uno straccio di dialogo (d'altronde odiano indossare stracci), si chiamano l'un l'altro "Stronzetto" o "Troie", si fanno in continuazione autoscatti e li postano su Facebook, bevono drink colorati e sbavano dietro la scia puzzolente delle star. 

"Il fatto che non abbia ancora parlato di me mi mette un'ansia
addosso insopportabile. Quasi quasi tiro fuori la bacchetta.
Ma no, ho già la canna."
Sono accecati dalla bellezza effimera, dall'apparenza stilistica, da un'idea di moda come marca assoluta di perfezione, un'orma tacco 12 impressa nella sabbia, che dura un secondo prima di venire cancellata dal frusciare di un nuovo svolazzante abito rigorosamente firmato. 


Quanto sei troia da uno alla mia ex?
E in tutto questo i genitori che fanno? O sono all'estero, o non ci sono, o sono genitori adottivi ossessionati dalla teoria dell'attrazione gravitazionale di The secreto vegetano in un vaso di cristallo scheggiato. Se vedono la figlia indossare un abito costoso la loro prima esclamazione è "Wow, che bello!", invece di chiederle dove caspiterina l'ha preso. Tutto normale, come è normale che le ville dei vip non siano dotate di sistemi di sicurezza, che lascino le chiavi sotto lo zerbino (manco nelle peggiori fiction poliziesche), a sto punto potevano metterle direttamente nella toppa, no?


"Ci ha massacrati. E lui la passa sempre liscia. Sei solo
chiacchiere e critiche."
La Sofia descrive la nuova generazione, quella che vediamo nelle discoteche, o nei parcheggi dei supermercati, con una regia elementare e una sceneggiatura inesistente, scritta molto probabilmente usando Ruzzle, il tutto recitato... recitato? No, tutto, o quasi tutto, si può dire su questo film, ma non che sia recitato da quei quattro zombie inespressivi, e poco me ne frega se molti considerano Emma Watson una stella nascente, per me al massimo è il calcare dentro la lavatrice, e in The Bling Ring è semplicemente ridicola.
Provaci ancora Sofia. Anzi no: butta la cinepresa e datti al bondage, come direbbe De Sade.



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: The Bling Ring
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 2013
Durata 128
Generecommedia, drammatico
Regia: Sofia Coppola
Soggetto: Sofia Coppola
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Produttore: Sofia Coppola, Roman Coppola, Youree Henley
Produttore esecutivo: Emilio Diez Barroso, Darlene Caamano Loquet, Paul Rassam, Fred Roos, Michael Zakin, Francis Ford Coppola (non accreditato)
Casa di produzione: American Zoetrope, NALA Films, Pathé Distribution, Studio Canal, Tobis, Tohokushinsha Film
Distribuzione (Italia): Lucky Red Distribuzione
Fotografia: Harris Savides, Christopher Blauvelt
Montaggio: Sarah Flack
Scenografia: Anne Ross
Costumi: Stacey Battat

Interpreti e personaggi:
Emma Watson: Nicki
Leslie Mann: Madre di Nicki
Taissa Farmiga: Sam
Erin Daniels: Shannon
Halston Sage: Amanda
Nina Siemaszko: Vegas Detective
Gavin Rossdale: Ricky
Stacy Edwards: Debbie
Claire Julien: Chloe

Denny B.


sabato 21 settembre 2013

BILL MURRAY DAY: GHOSTBUSTERS - ACCHIAPPAFANTASMI

Ghostbusters - Acchiappafantasmi

Fonte foto: www.zapster.it
Oggi è il 21 settembre. Quindi, direte voi? Alcuni diranno che è il solstizio d'autunno, altri che è l'ennesimo giorno lavorativo, altri che è un giorno qualunque in cui si sopravvive al nostro vizio più grande, ma per i cinefili più accorti oggi è il compleanno di un mattatore: Bill Murray. 



New York. 1984. Peter Venkman (Bill Murray), Raymond Stantz (Dan Aykroyd) ed Egon Spengler (Harold Ramis) sono tre dottori, ricercatori universitari in parapsicologia: Venkman è un uomo che prende in giro la stessa scienza in cui è specializzato e corteggia le donne che si prestano ai suoi esperimenti con modi affabili da tombeur de femme incallito; Raymond è un po' il tonto del gruppo, non troppo coraggioso, ma convinto che i fantasmi e gli spiriti esistano davvero, come il suo collega Egon, sempre dritto come un fusto, studioso di spore e muffe e fissato con i materiali ectoplasmatici. Un giorno vengono contattati dalla Biblioteca Pubblica di New York dove si trovano per la prima volta faccia a faccia con un ectoplasma che li caccia via con un ruggito. Dopo essere stati espulsi dall'università in cui lavoravano, Enkman propone loro di mettersi in proprio, e dopo aver convinto Raymond a mettere un'ipoteca sulla sua casa d'infanzia, aprono un'agenzia di Acchiappafantasmi. 



Ghostbusters è un cult degli anni '80 che a distanza di anni riserva ancora delle sorprese e che riesce ancora a divertire e stupire anche i più piccoli spettatori più esigenti. L'American Film Institute l'ha inserita al ventottesimo posto nella lista delle più belle commedie di sempre e diciamo la verità: chi non l'ha mai visto? Batta un pugno sulla tastiera chi non ne ha almeno sentito parlare. Io tengo ancora il modellino giocattolo della mitica Ectomobile nascosta alla vista di tutti, ho ancora dentro delle scatole dei giocattoli tratti appunto dal film che ebbe un grande successo di pubblico, di critica e soprattutto di marketing. 



Ghostbusters è la dimostrazione che con gli effetti speciali si può far ridere, che con un cast di attori non proprio conosciutissimi, una sceneggiatura originale si può fare un grande film che fa ridere dall'inizio alla fine. E poi come non si può citare la splendida colonna sonora? La canzone omonima cantata da Ray Parker Jr. ascoltata in qualunque momento ti da una giusta scarica di adrenalina che fa muovere le gambe e le braccia al ritmo di Ghostbusters.
Buon Bill Murray Day a tutti.



Ecco gli altri blog, oltre al mio, che partecipano al Bill Murray Day:

Recensioni Ribelli
Pensieri Cannibali
Director's cult
Ho voglia di cinema
In Central Perk
Aloha Los Pescadores
White Russian

Il Bollalmanacco di cinema
Cooking Movies
Montecristo
Il Cinema Spiccio


Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Ghostbusters
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1984
Durata: 105 min
Generecommedia fantascientifica, fantastico
Regia: Ivan Reitman
Sceneggiatura: Dan Aykroyd, Harold Ramis
Produttore: Ivan Reitman
Produttore esecutivo: Bernie Brillstein
Fotografia: László Kovács
Montaggio: Sheldon Kahn, David E. Blewitt
Effetti speciali: Richard Edlund
Musiche: Elmer Bernstein
Scenografia: John DeCuir

Interpreti e personaggi:
Bill Murray: Dott. Peter Venkman
Dan Aykroyd: Dott. Raymond "Ray" Stantz
Harold Ramis: Dott. Egon Spengler
Ernie Hudson: Winston Zeddemore
Sigourney Weaver: Dana Barrett
Rick Moranis: Louis Tully
Annie Potts: Janine Melnitz
William Atherton: Walter Peck
David Margulies: Sindaco Lenny
Slavitza Jovan: Gozer il Gozeriano
Michael Ensign: Hotel Manager

Doppiatori italiani:
Oreste Rizzini: Dott. Peter Venkman
Sergio Di Giulio: Dott. Raymond "Ray" Stantz
Mario Cordova: Dott. Egon Spengler
Massimo Foschi: Winston Zeddemore
Livia Giampalmo: Dana Barrett
Oreste Lionello: Louis Tully
Emanuela Giordano: Janine Melnitz
Renato Cortesi: Walter Peck
Gianni Bonagura: Sindaco Lenny
Rodolfo Traversa: Hotel Manager
Silvio Anselmo: reporter tv
Pietro Biondi: rettore Yeager

Denny B.



     





venerdì 20 settembre 2013

Somewhere (Over the Cojones)

Somewhere


Dopo aver visto i film di Sofia Coppola, e recensiti prima di visionare il suo ultimo lavoro che uscirà a breve nelle sale italiane, ho capito una cosa: che lei non ha preso un beneamato cazzo dal padre? No, questo lo si sapeva già, o almeno tutti dovrebbero saperlo. E' un'altra cosa: più infida, più crudele, più insopportabile, che in Somewhere viene fuori, che mi ha fatto sfiorare l'esaurimento rabbioso, che si sarebbe manifestato con una testata al televisore, più una sequela di appellativi non proprio da gentiluomo. Ho capito una cosa. Restate sintonizzati per scoprirla.

"Non è ancora manco cominciata la recensione e già si
è addormentata, e pure io non tarderò. Peggio del film."
Johnny Marco (Stephen Dorff) è una famosa stella del cinema, che sta passando un periodo di depressione. Sfreccia nelle strade con la sua Ferrari, passa le serate al bar in compagnia di alcuni suoi conoscenti, in una di queste si frattura un polso, assiste passivo a spettacoli di lap dance, fa sesso occasionale con tutte le ragazze che gli cadono letteralmente ai piedi, molte volte non ricorda i loro nomi, si addormenta mentre lo fa, e dopo la prima volta non le richiama più, ricevendo il mattino dopo sms in cui la ragazza di turno si lamenta del suo comportamento. Johnny ha una figlia di undici anni, Cleo (Elle Fanning), che vede raramente per via del suo lavoro, una graziosa fanciulla che fa pattinaggio artistico (mentre suo padre, durante i suoi allenamenti, si annoia a morte), cucina per il padre perché lui non sa farsi nemmeno un piatto di spaghetti, parla e ride con l'amico di Johnny, e passa un periodo di tempo con il padre dopo che la madre se n'è andata per presunti motivi di lavoro. Johnny e Cleo partono per Milano, per presenziare alla cerimonia dei Telegatti condotta da Simona Ventura e Nino Frassica, e avranno un po' di tempo da passare insieme. 


"Ci paga per non recitare, che pacchia qui a goderci il sole
e la tranquillità. Potremmo fare una partita a burraco.
Se avete letto la trama, o l'avete saltata per leggere il seguito della mia introduzione, vi ringrazio anticipatamente per la pazienza, e vi accontento subito. La cara Sofia mette in pellicola tutto ciò che odio, tutto ciò che più mi irrita, tutto ciò che mi fa uscire dai gangheri lei me lo sbatte in faccia spacciandolo per cinema di qualità ricco di contenuti che alcuni hanno avuto l'ardire di definire "visionari". Somewhere è un film che descrive la depressione, che può colpire chiunque, chi più e chi meno, anche una star del cinema. Ma quello che mi irrita è che Johnny Marco è depresso e ha una figlia. Avere un figlio credo sia il miglior antidepressivo che esista. Non si ha tempo di deprimersi se lo si segue, si parla, lo si aiuta o consiglia, o si passa concretamente del tempo con lui, divertendosi alla playstation o all'aria aperta in un parco.

"Ma 'ndo cazzo siamo capitati?"
Lui è depresso per il lavoro che fa, che non gli da nulla se non fama, fan, soldi e donne, ma quando si stacca dal lavoro, dovrebbe vivere, rinascere solo guardando gli occhi di sua figlia. Non annoiarsi durante i suoi allenamenti, o ignorare il fatto che è da sola in cucina che prepara il pranzo per lui senza disturbarsi ad aiutarla. Per me il tema delicato del rapporto-genitore-figlio mi chiude il cervello in una morsa e il cuore mi s'incazza terribilmente. Perché è uno dei miei più grandi desideri avere una figlia, magari una papona inguaribile che mi salti al collo quando rientro da lavoro (anche se farò di tutto per non avere un lavoro che mi rubi la vita dalle nove del mattino alle sette del pomeriggio, così da potermela vivere a pieno), io giocherei con le bambole pur di farla divertire, farei di tutto per renderla felice e fiera di me. 

Come si diventa dopo aver visto il film.
Tolto questo Somewhere ha vinto il Leone d'oro per il miglior film al Festival Internazionale del Cinema di Venezia del 2010, e guarda caso quell'anno come presidente di giuria c'era Quentin Tarantino, che si era intrattenuto sotto le coperte della Coppola, perché in una cosa la figlia di papà è brava: nello scoparsi le persone giuste.   



Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):

Titolo originale: Somewhere
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2010
Durata: 98 min
Generecommedia, drammatico
Regia: Sofia Coppola
Soggetto: Sofia Coppola
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Produttore: G. Mac Brown, Roman Coppola, Sofia Coppola
Produttore esecutivo: Francis Ford Coppola, Paul Rassam, Fred Roos
Casa di produzione: American Zoetrope
Distribuzione (Italia): Medusa Film
Fotografia: Harris Savides
Montaggio: Sarah Flack
Musiche: Phoenix
Scenografia: Anne Ross
Costumi: Stacey Battat
Trucco: Darlene Jacobs

Interpreti e personaggi:
Stephen Dorff: Johnny Marco
Elle Fanning: Cleo
Chris Pontius: Sammy
Lala Sloatman: Layla
Michelle Monaghan: Rebecca
Kristina Shannon: Bambi
Karissa Shannon: Cindy
Laura Chiatti: Sylvia
Nunzio Alfredo D'Angieri: Pupi
Jo Champa: moglie di Pupi
Benicio Del Toro: se stesso
Simona Ventura: se stessa
Nino Frassica: se stesso
Maurizio Nichetti: se stesso
Giorgia Surina: se stessa
Valeria Marini: se stessa
Paul Greene: Ron

Doppiatori italiani:
Alessio Cigliano: Johnny
Emanuela Ionica: Cleo
Gaetano Varcasia: Sammy
Chiara Colizzi: Layla
    
Denny B.




mercoledì 18 settembre 2013

Marie Antoinette - La Manibucate del XVIII secolo

Marie Antoinette

★★

La Sofia dopo Lost in translation - L'amore tradotto, accolto entusiasticamente dalla critica e dal pubblico, tranne dal sottoscritto, grazie al quale ha pure vinto un Oscar, immeritato, nel 2006 torna sui grandi schermi, e non dell'Acquario di Genova come raro esempio di scorfana regista, con un film in chiave pop-rock incentrato sulla vita di corte di Marie Antoinette, Delfina di Francia, poi Regina a fianco di Luigi XVI, e poi testa che rotola fuori dal cesto ai tempi della rivoluzione francese.

Mi ricorda una mia vecchia conoscenza.
Austria. 1768. Marie Antoinette (Kirsten Dunst), giovane figlia dell'Imperatrice Maria Teresa, è promessa sposa al Delfino di Francia Auguste, futuro Re, per suggellare l'alleanza tra le due potenze. Nel 1770, sul Reno, Marie Antoinette entra in Francia austriaca ed esce francese, dopo essersi spogliata di tutto ciò che rappresentava la sua vita precedente, e viene presentata al suo fidanzato Louis Auguste (Jason Schwartzman). Dopo la cerimonia in cui Marie diventa ufficialmente la Delfina di Francia, si trasferisce nei suoi appartamenti alla corte di Versailles, dove inizia il suo difficile rapporto con l'etichetta aristocratica francese, gli usi e costumi, e inoltre il suo matrimonio non viene consumato, non donando cosi alla Francia un erede, e peggiorando la sua fragile posizione all'interno della corte.

"Non avete il parmigiano? Ma in che cazzarola di paese siamo?"
All'inizio di Marie Antoinette mi aspettavo di assistere a una bazlhurmanata per nulla originale, poi sono stato smentito, perché la Sofia si è servita di alcune tracce rock-pop per montare a ritmo di musica le sue inquadrature dall'alto di dolcetti colorati, scarpe lussuose e cineserie varie che spariscono o si aggiungono velocemente. Ora: la musica moderna su un film "storico" non mi ha turbato, come non l'ha fatto Il Grande Gatsby, ma la scelta di alcuni componenti del cast sì: Rip Torn (Luigi XV) sembra più un personaggio di Dallas che un sovrano, anche se la storia lo descrive rude; Asia Argento (Madame Du Barry), sì c'è e io non mi capacito di come certi responsabili del casting siano da manicomio, più che una Madame sembra una di quelle puttane doppiogiochiste da fiction Mediaset; 

"Sono il JR francese."
Jason Schwartzman (Luigi XVI) è un'ameba, va bene gliel'ha chiesto esplicitamente Sofia di interpretarlo così, promettendogli magari dei servizi speciali in camerino, ma alla fine ti chiedi se abbia veramente recitato o abbia solo poltrito a occhi aperti, e qui la storia ce lo descrive come un debole, ma era un uomo colto, appassionato di di geografia, astronomia, e di letteratura, e adottò, sempre secondo voci di cui non è mio compito sincerarmene, diverse innovazioni politiche e non, e che cadde in mano ai rivoluzionari per la sua troppa bontà e per il suo essere troppo indeciso;

Prima della lettura di De Sade.
Kirsten Dunst (Marie Antoinette) strano a dirsi mi è piaciuta, come ha recitato, perché come donna è sensuale quanto un cesto di carciofi, e io me la sono sempre immaginata così la Regina ghigliottinata, una giovane non sempre attenta alle etichette, dedita e generata pour fair rien. Non era un'artista, il suo animo era dedito all'ozio, non a qualche attiva ed effettiva forma d'arte. Solo perché ti fai costruire una fattoria attorno al tuo castelletto e ogni tanto bevi un po' di sano latte di mucca o di capra o raccogli le uova di galline non vuol dire che sei una ecologista amante della natura. Non vuol dire che sei di temperamento artistico se te stai sdraiata su un canapè ad ascoltare i musicisti che suonano per te. 


Dopo la lettura di De Sade
Marie Antoinette è un film che ti lascia perplesso, non racconta più di quel che si sapeva già sulla figura della Regina, e poi il finale è di una frettolosità imbarazzante. La domanda è: si sarà fermata qui la Sofia? Lo scopriremo dopodomani. 

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia): 

Titolo originale: Marie Antoinette
Paese di produzione: USA
Anno: 2006
Durata: 125 min
Generedrammatico, storico, biografico
Regia: Sofia Coppola
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Fotografia: Lance Acord
Montaggio: Sarah Flack
Scenografia: K.K. Barrett
Costumi: Milena Canonero

Interpreti e personaggi:
Kirsten Dunst: Maria Antonietta
Jason Schwartzman: Luigi XVI
Judy Davis: Contessa de Noailles
Rip Torn: Luigi XV
Rose Byrne: Duchessa di Polignac
Asia Argento: Madame du Barry
Molly Shannon: Zia Victoire
Shirley Henderson: Zia Sophie
Danny Huston: Giuseppe II del Sacro Romano Impero
Marianne Faithfull: Maria Teresa d'Austria
Mary Nighy: Principessa di Lamballe
Sebastian Armesto: Conte di Provenza
Jamie Dornan: Hans Axel von Fersen
Aurore Clément: Duchessa di Chartres
Guillaume Gallienne: conte di Vergennes
James Lance: Léonard
Al Weaver: Conte d'Artois
Tom Hardy: Raumont
Steve Coogan: Ambasciatore Mercy
Mathieu Amalric: uomo al ballo in maschera

Doppiatori italiani:
Domitilla D'Amico: Kirsten Dunst
Roberto Gammino: Jason Schwartzman
Serena Verdirosi: Judy Davis
Renato Mori: Rip Torn
Eleonora De Angelis: Rose Byrne
Asia Argento: Asia Argento
Luca Ward: Steve Coogan
Rossella Acerbo: Mary Nighy
Ida Sansone: Aurore Clément
Rita Savagnone: Marianne Faithfull
Fabrizio Manfredi: Jamie Dornan
Luca Biagini: Danny Huston
Franca D'Amato: Molly Shannon
Tiziana Avarista: Shirley Henderson
Vittorio De Angelis: Guillaume Gallienne

Denny B.








lunedì 16 settembre 2013

Il giardino delle vergini sfigate

Il giardino delle vergini suicide


½

I figli d'arte sono, storicamente dimostrato, carta canta, cellulosa canta, incapaci di produrre qualsiasi tipo di arte rispettabile, e i loro lavori non sono ascrivibili nella categoria capolavori che rimarranno intatti nel tempo. Sofia Coppola non è da meno. Suo padre è un genio con tre film nella storia del cinema e che, innegabile, ha infilato quasi tutta la sua famiglia ne Il Padrino, e che ha messo in serio pericolo la credibilità de Il Padrino - Parte III (film sottovalutato e autocitazionista), chiamando all'ultimo sua figlia, dopo l'abbandono di Winona Ryder, a interpretare Mary Corleone, per il quale si è aggiudicata, meritatamente, il Razzie Awards come peggior attrice non protagonista. Dopo che anche suo padre si è accorto di quanto è cane sua figlia, ha smosso, sotto sotto quatto quatto, mari e monti per farla entrare nel mondo della regia dalla porta principale. Nel 1999 la Paramount (che caso) compra i diritti per Le vergini suicide, controverso romanzo di Jeffrey Eugenides, poi Premio Pulitzer per Middlesex, e affida la regia e la sceneggiatura alla Sofia. Quello che viene fuori è un film terribile, e sono costretto, mio malgrado, a leggere il libro al più presto per assicurarmi che anch'esso non sia così.

"Votateci ai Beauty Awards 2013. Il nostro segreto?
Pantene e Colgate."
Detroit. Michigan. 1974. In un piccolo e tipico quartiere della periferia americana vive la famiglia Lisbon, composta da due genitori, la mamma casalinga e il padre professore di matematica, e da cinque bellissime figlie: Lux di 14 anni (Kirsten Dunst), Mary di 16 anni (A. J. Cook), Bonnie di 15 anni (Chelse Swain), Therese di 17 anni (Leslie Hayman) e Cecilia di 13 anni (Hanna R. Hall). Mrs. Lisbon (Kathleen Turner) è una bigotta e severa donna di cinquant'anni che tiene sotto stretta sorveglianza le figlie, mentre Ronald Lisbon (James Woods) è un uomo tremendamente distratto a cui interessano solo i suoi modellini e la matematica. Durante l'estate Cecilia tenta il suicidio, e uno psicologo dice chiaramente ai genitori che la piccola ha bisogno di ampliare le sue conoscenze. Così organizzano una festa, invitando tutti i maschi del quartiere, che non vedono l'ora di poter vedere più da vicino le famose sorelle Lisbon, ma durante i festeggiamenti Cecilia si assenta un attimo e si butta dalla finestra atterrando sulla ringhiera appuntita. Il parroco dichiara il fatto come un incidente, i genitori continuano a mostrarsi apatici e insensibili e la colpa di tutto viene affibiata alla ringhiera che viene sradicata, mentre i ragazzi tentano in tutti i modi di mettersi in contatto con le ragazze che si mostrano parecchio spensierate dopo la morte della loro sorella più piccola. 


Ogni morte di papa c'è un fotogramma interessante.
Il giardino delle vergini suicide (come mai il traduttore ha aggiunto "il giardino" resta un mistero) è un film terrificante, che non consiglio per nessun motivo a coloro che hanno la pressione bassa. E' un encefalogramma piatto. Tutto il film si muove al di sotto della soglia d'umanità. Le reazioni umane non esistono e quando ci sono si presentano in maniera spropositata (Lux piange perché la madre la costringe a bruciare i suoi dischi e non perché Trip l'ha lasciata sola in un campo di football dopo essersela scopata) e fuori luogo. I genitori sono personaggi di cartone, privi di sensibilità umana, condannabili ad anni di frustate. La madre è una bigotta che copre la sessualità delle figlie con abiti lunghi fino ai piedi e il padre è un castrato apatico e rincoglionito che parla con le piante e ammorba tutti i suoi rari ospiti con aneddoti sui suoi modellini d'aeroplano del menga. Nessuno dei due si pone qualche domanda quando la loro figlia si suicida. Già il suicidio è un atto mostruoso che condanna anche un pessimista cronico come il mio adorato Schopenhauer, ma poi non si possono descrivere così le reazioni di due genitori, come se non fosse successo nulla: la madre che ordina alle figlie di non guardare la loro sorella inerme tra le braccia di un padre che sembra sostenere un manzo pronto alla vendita. Va bene che le reazioni sono diverse da persona a persona, però credo che una parte di te muoia dentro, e un'altra ti faccia nascere dubbi e quesiti sul perché di tale gesto, che ti spinga a migliorare qualora tu abbia sbagliato come genitore. Segregarle in casa come Rapunzel non è la soluzione, cara madre. E tu, padre, fatti un trapianto di palle se vuoi bene alle tue figlie e fai di tutto per renderle felici, parla con loro, organizza simpatiche e divertenti gite fuori porta, fa qualunque cosa, ma falla. Scusate - è un film - ma se tocca temi così delicati, legati all'essere genitore ecc, in questo modo, io non rispondo più di me. Pensare che esistono genitori così mi fa salire un crindu che non immaginate, perché la so solo io la voglia che ho di essere padre.


"Bella non me l'aveva mai detto nessuno. Solo fregna, gnocca,
cagna e volgare attriciucola."
La regia in tutto questo non aiuta, molto semplicistica, senza un barlume di apprendimento registico-paterno, e gli attori, oltre qualche sorriso pseudosessuale si muovono apatici e portati come alla deriva da un ruscello smorto. Notiamo Kirsten Dunst al suo primo ruolo da protagonista, e sì, lo ammetto, a tratti è bella, però non mi sconquiffera l'ormone, scusate.
Ne Il giardino delle vergini suicide non c'è dolore. Non si riesce ad assimilarlo. Si chiude il film - spoiler! - con i genitori che chiudono tranquillamente la loro casa, entrano in auto e partono come se andassero in villeggiatura, tutto a meraviglia, tranne che le loro cinque figlie si sono suicidate. 

Qui di seguito la scheda film (fonte Wikipedia):      

Titolo originaleThe Virgin Suicides
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 1999
Durata: 97 min
Generedrammatico
Regia: Sofia Coppola
Soggetto: Jeffrey Eugenides
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Casa di produzione: Paramount Classics
Fotografia: Edward Lachman
Montaggio: Melissa Kent James Lyons
Musiche: Air

Interpreti e personaggi:
James Woods: Ronald Lisbon
Kathleen Turner: Mrs. Lisbon
Kirsten Dunst: Lux Lisbon
Josh Hartnett: Trip Fontaine (giovane)
Michael Paré: Trip Fontaine (adulto)
A.J. Cook: Mary Lisbon
Hanna R. Hall: Cecilia Lisbon
Leslie Hayman: Therese Lisbon
Chelse Swain: Bonnie Lisbon
Scott Glenn: Padre Moody
Danny DeVito: Dr. E. M. Horniker
Anthony DeSimone: Chase Buell
Lee Kagan: David Barker
Robert Schwartzman: Paul Baldino
Noah Shebib: Parkie Denton
Jonathan Tucker: Tim Weiner
Giovanni Ribisi: Narratore

Doppiatori italiani:
Gianni Giuliano: Ronald Lisbon
Angiola Baggi: Mrs. Lisbon
Federica De Bortoli: Lux Lisbon
Mirko Mazzanti: Trip Fontaine (giovane)
Marzia Dal Fabbro: Mary Lisbon
Gemma Donati: Cecilia Lisbon
Rodolfo Bianchi: Padre Moody
Stefano De Sando: Dr. E. M. Horniker
Corrado Conforti: Tim Weiner
Francesco Bulckaen: Narratore


Denny B.