lunedì 6 maggio 2013

Il concerto di Lana Del Rey a Torino


Sono circa le 19.00 quando io e la mia amica prendiamo la mia auto e con essa raggiungiamo la stazione per prendere il treno che ci porterà alla stazione di Venaria. Il tempo è buono, non fa freddo e un leggero vento caldo ci tocca appena. Scesi dal treno prendiamo il tram numero 11 che ci porta alla Chiesa Salute, poi scendiamo, prendiamo il 10 e siamo arrivati a Via Filadelfia, dove c'è la biglietteria del Palaolimpico. Per tutto il tragitto non ho fatto altro che fissare l'orologio che ho al polso. Sono le 20.37. Consegniamo i biglietti e ci avviamo quasi sperduti alla ricerca dei posti. Anello numerato 101 fila 4 posti 23-24. Non sappiamo dove muoverci e come, vista la massa di gente che si muove spintonando intanto che ciarlano dei fatti loro, masticano gomme enormi, parlano ai cellulari o cominciano a canticchiare qualche canzone (quella che sento di più è Blue Jeans). Noto una giovane coppia: lei con jeans chiari strappati sulle ginocchia, t-shirt bianca con al centro una foto di Lana Del Rey con lollipop in bocca, giacchetta nera appoggiata sulle spalle; ha una pettinatura cotonata al massimo, un chilo di mascara sulle ciglia e un lago di matita nera sugli occhi, tanto che subito ho pensato che avesse un occhio nero. Anche lui una t-shirt, ma nera e con qualche scritta colorata in inglese, un paio di jeans a vita bassa e una cresta nera impennata come una moto. La ragazza si fa aria con i biglietti - infatti comincia a fare un gran caldo - e butto un occhio, mentre l'altro resta al suo posto, sul numero di posti che hanno: Anello numerato 101 fila 4 posti 17-18. Perfetto. Quando voglio ci vedo benissimo. La coppia si muove e io faccio un cenno alla mia amica. Li seguiamo e in una attimo raggiungiamo i nostri posti. E ringrazio mentalmente la strana coppia - intanto lui sta indagando con la sua lingua nella bocca di lei, alla ricerca di qualche caria, presumo. Ora sono molto più tranquillo e anche la mia amica si è tranquillizzata. Sono le 21.01. Ancora mezz'ora. Guardiamo il palco: è fatto di palme, cornici, statue di leoni, corvi con rosari nel becco. Suggestivo. Inquietante. Mi piace. 
Intanto che aspettiamo chiacchieriamo del più e del meno - quindi di matematica - e arriviamo alle 21.35. Tutti guardiamo dritti sul palco. Eccola. Lana Del Rey. Capelli neri - perché ha cambiato colore, diamine? - rossetto, mascara, matita nera, un vestito bianco lungo fino a metà cosce, vintage e con una fascia bianca di pizzo tra i capelli. Sono stato l'unico a portarmi il binocolo da casa - infatti cominciano tutti a guardarmi in maniera strana; beh ci faranno l'abitudine.
Saluta tutto il pubblico con un bel Ciao Italia (che fantasia). Apre il concerto con Cola. Comincia bene: il pezzo è molto bello anche se ricorda Summertime Sadness nella melodia. Tutti in piedi. Pure quelli che hanno preso i biglietti per l'anello numerato, che in teoria si acquistano per stare belli comodi, stanno in piedi, quindi pure io che sono appena uscito da due ore di lezione di ballo e potete immaginare lo stato delle mie gambe - ho quasi vent'anni, ma dentro ne ho circa novanta. L'atmosfera che crea con la voce - anche se non sempre sicura - è magica ed elettrizzante. Poi canta Body electric e io mi siedo bellamente perché la canzone è pessima, apprezzo la citazione whitmaniana del titolo (come ha fatto a capire che Whitman è uno dei miei poeti preferiti?), ma non mi piace lo stesso: un po' di relax. Come se mi avessero messo la fiamma di un accendino sotto al sedere mi alzo alla prima nota di Blue Jeans, e qui la voce di Lana Del Rey non è una voce, ma un vero e proprio orgasmo. E noi ne godiamo inebetiti, a rapirci e ipnotizzarci totalmente ci pensa poi Born To Die, il suo capolavoro, esecuzione da brividi (ha assunto più sicurezza la ragazza). Poi viene il turno di Carmen e mi risiedo. Million Dollar Man l'ho dovuta ascoltare un po' di volte, alla quarta mi è piaciuta, quindi - ahimè gambe - forza e coraggio. Blue Velvet (una cover di Tony Bennet) fa ondeggiare dolcemente tutto il pubblico. Viene il turno di American, il testo non è un granché, ma la melodia mi piace e poi l'aria malinconica della Del Rey è irresistibile. Without You non mi fa impazzire, ma l'ascolto volentieri, senza sedermi mai una volta. Dopo Knockin' on Heaven's Door (Cover di Bob Dylan) è il turno della nuova traccia: Young and Beautiful, che fa parte della colonna sonora de Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann, un capolavoro da brividi per un film che sarà da brividi. Bellissima. Forse il punto più alto del concerto. Ride, venendo dopo una canzone del genere, non ha fortuna, cosa che ha subito dopo la bellissima Summertime Sadness, che canzone! - ti trascina per i capelli (forse un po' troppo, finito il concerto infatti ho notato che ne avevo di meno). Burning Desire è bella, sussurrata, e prepara il terreno per la prossima canzone, una altro suo grande capolavoro, Video Games, e qui impazziamo tutti. L'ambulanza è già fuori che ci aspetta. L'ultima canzone - nooo, e Dark Paradise non me la canti, ma che rabbia - è National Anthem, la preferita di mia madre. Saluta tutti, augura di rivederci presto - presto? ma io sono libero stasera, andiamo a mangiarci una pizza, no? -, scende alle transenne e passa circa una mezz'ora a fare foto con i fan, sbaciucchia a destra e a manca - pure sulla bocca!!! (l'ho visto: tutto merito del mio binocolo) - abbraccia, parla, sorride, prende i telefonini per gli autoscatti, mentre la gente le sussurra all'orecchio, credo, promesse d'amore o elegie scadenti o ammirazione incondizionata. Noi dell'anello numerato siamo rimasti a bocca asciutta. Certo, siamo scesi, abbiamo tentato di avvicinarci alla nostra cantante preferita, ma sono rimasto intrappolato, schiacciato come un fiore in un libro tra gente di ogni età, dotati di ogni tonalità stonata possibile e immaginabile, che urlavano o cantavano per attirare la sua attenzione. Così io e la mia amica, che mi ha aspettato all'uscita non sentendosela di entrare nella massa adorante in cerca di una foto o di un sorriso, ce ne siamo tornati a casa, sotto un cielo elettrico, nero come i capelli di Lana Del Rey - ancora non le perdono di esserseli tinti.
E' stato bello.
Molto bello.
Anche se io non c'ero.

Denny B.

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