lunedì 28 gennaio 2013

Riflessione ecologica

"Ritorno alla terra" è una frase privata dell'articolo "il", ma a me piace pensare che prima di "ritorno" ci sia un "io" sottinteso, così da rendere questa frase davvero universalmente individuale; ed è proprio questo che una nota scrittrice ecologista come Vandana Shiva, autrice del libro intitolato Ritorno alla terra vuole dirci che ognuno di noi deve ritornare alla terra, a coltivarla, nutrirla, fare con lei un patto: io nutro te e tu nutri me, e così potremo avere qualche speranza in più di restare su questo pianeta a goderci le sue bellezze inestimabili. Sembra però che ciò non importi alle multinazionali, ai produttori di fertilizzanti, di automobili o ai paladini della monocoltura: acri e acri di terreno impiegati per la coltivazione di un solo prodotto, che non è destinato al nostro stomaco, ma ai serbatoi alimentati - loro sì - dai biocarburanti, che rilasciano nell'aria grandi quantità di CO2. La temperatura terrestre aumenta sempre di più e di conseguenza i ghiacciai si sciolgono e se continueremo così, a fregarcene, i fiumi si prosciugheranno, ci toccherà bere l'acqua del mare: posso scommettere che se ci abituassimo, la imbottiglieremmo e la venderemmo nei supermercati, arrivando a prosciugare persino il mare.
Oltre a questo, come se non bastasse, il petrolio sta finendo e sempre di più si producono automobili super inquinanti e super vicine al baratro dell'immobilità; perché senza petrolio possono servire solo come soprammobili, ma meglio tali che portatrici di sane di malattie, visto che i fumi di scappamento provocano asma e e il maledetto inquinamento acustico.
A proposito dell'inquinamento, le multinazionali ipotizzano, accertandosi del fatto che l'aria nel luogo in cui producono, è troppo inquinata, che potrebbero spostare la loro produzione in Africa dove l'aria è pulita e non da alla testa, aggiungo io, perché per affermare tali cose devi avere il cervello in crisi d'astinenza di buon senso. Altro problema è la scarsità di cibo dovuta al fatto che sempre più terreni vengono monocolturizzati abbandonando l'idea della biodiversità, e i frutti della terra, come il mais, i cereali vengono trasformati in biocarburanti, per di più inquinanti. Si coltiva la terra per nutrire i serbatoi delle automobili, mentre gli stomaci restano vuoti. O si va contro questo nuovo business o non avremo la scelta di fare lo sciopero della fame: saremo costretti a farlo. Per non parlare dei fertilizzanti, che uccidono le piante e inquinano l'ambiente. Ma per il profitto si fa questo e altro, dimenticando che se il pianeta collassa non si avrà più la possibilità di un nuovo profitto: questa parola è l'Hitler della natura, che la sta portando sempre più velocemente in un campo di sterminio definitivo. Si può ritornare alla terra, basta volerlo. Impegnamoci tutti a fare qualcosa per salvaguardare il nostro ambiente, come non utilizzare l'auto per brevi tragitti; usare invece la bicicletta o le proprie gambe; fare la raccolta differenziata, e così di questo passo. Gli esempi sono tanti  e tutti salutari, per noi e soprattutto per l'ambiente. Molti lo fanno, e se non abbiamo spirito d'iniziativa, almeno copiamo spudoratamente. 
Il mio blog è ad impatto zero. Fatelo anche voi.

Denny B.

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